Storia del calcio Napoli: aneddoti e curiosità

Storia del calcio Napoli: aneddoti e curiosità

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In Italia il calcio è vissuto come una cosa seria. Una questione quasi di vita o di morte, per cui lo si vive in maniera passionale ed energica, a volte anche fin troppo. Napoli, da questo punto di vista, è una città che non fa eccezione, anzi, si contraddistingue proprio per questo. La città più grande del Mezzogiorno in cui il calcio è paragonabile a qualcosa di sacro e spesso e volentieri si scomodano anche i santi pur di far vincere la propria squadra del cuore. 

San Gennà, pensaci tu”, diventa il grido di battaglia prima di ogni partita alla domenica. La vicinanza tra il Napoli e la sua tifoseria è tale che il vero tifoso azzurro deve avere almeno un gadget o un accessorio a propria disposizione per identificarsi con quella maglia lì. La storia di questa squadra, inoltre, è ricca di aneddoti e curiosità che riguardano il campo, ma che vanno anche oltre il terreno di gioco e toccano la sfera privata dei giocatori e del tifoso.

La prima volta dei tifosi Napoli con il calcio 

All’inizio il gioco del calcio era poco praticato e conosciuto in Italia. Parliamo dell’inizio del 1900. Con riferimento alla città e alla squadra del Napoli, la prima partita di calcio tra l’allora Naples e un gruppo di marinai inglesi fu organizzata in maniera del tutto rudimentale nel lontano 1905. Si giocava in quel di Bagnoli. È proprio qui che il pubblico napoletano ebbe il primo approccio con il calcio e con la propria squadra. Nasce da qui la passione per il gioco in questa città.

Il Napoli scopre la prima radiocronaca di calcio 

Siamo agli albori dell’affermazione di un gioco che avrebbe sconvolto per sempre le nostre vita. Napoli-Lazio del 23 giugno 1929 rappresenta una data storica per certi versa. Partita valevole per l’ammissione al campionato di Serie A, allora a girone unico. In quell’occasione si sperimentò per la prima volta quel metodo efficace, seppur in modo aleatorio, attraverso cui ascoltare, ma senza vedere una partita. Quella che in tempi moderni chiamiamo radiocronaca per intenderci. C’era, infatti, un giornalista del quotidiano Mezzogiorno sportivo, il quale telefonava alla sua redazione durante le varie fasi del gioco e ne descriveva le parti essenziali. La telefonata, a sua volta, finiva ad un altro giornalista che si rivolgeva nel contempo ad una folla in attesa di notizie sull’andamento della gara. La partita terminò 2-2, ma viene ricordata molto più per questo motivo che per altro.

L’origine del ciuccio simbolo del Napoli 

Nella stagione 1926-1927 il Napoli fu estremamente sfortunato e rimediò un solo punto in tutta la stagione. All’epoca il simbolo della squadra era un cavallino rampante, ma dopo questa fallimentare stagione lo diventò di fatto un asino, il ciuccio nella tradizione napoletana. Fu il giornale satirico denominato “O vache e pressa” a introdurre questa nuova simbologia che resiste ancora oggi. L’asinello diventa emblema della Napoli calcistica, ma in un ottica esaltante e rinforzante. 

Il portiere Sentimenti II insegue il fratello per il campo: la scena comica 

Nel Napoli giocava un portiere che si chiamava Arnaldo Sentimenti. Era il secondo di 5 fratelli, tutti giocatori di calcio. Lo chiamavano per questo Sentimenti II. Giocò ben 12 campionati con la maglia del Napoli. L’aneddoto più curioso tra questi risale al match Napoli-Modena. Correva l’anno 1942. Fu il fratello Sentimenti IV, che giocava contro, a porre fine alla sua imbattibilità di pararigori (ne parò ben 32 in tanti anni di azzurro). Ancora oggi è uno dei portieri più imbattuti nella storia del Napoli con i suoi 800 minuti consecutivi di inviolabilità. 

Il rigore tirato verso la porta del fratello da Sentimenti IV andò a segno e lo fece infuriare non poco. Tanto è vero che egli fu costretto a scappare per tutto il campo per non farsi inseguire dal fratello furioso.

Lo stadio del Napoli crolla 

Siamo a cavallo tra gli anni 30 e gli anni 50. Il Napoli ospita le sue partite nello stadio Arturo Collana del Vomero. In una partita del 1946 tra Napoli e Bari un giocatore albanese di nome Lushta segna per gli azzurri. Fin qui nulla di strano se non fosse che l’esultanza eccessiva del giocatore sugli spalti provocò addirittura il cedimento di parte della tribuna. Furono 114 i feriti nel corso di questo tragico avvenimento. 

Uno stadio non propriamente adeguato in relazione alla capienza, che viveva in uno stato di assoluta precarietà. Soltanto l’inaugurazione dello stadio San Paolo di Fuorigrotta nel 1959 diede una casa decisamente più consona e comoda ai tifosi del Napoli e alla squadra.

L’arbitro si finge morto in un Salernitana-Napoli 

Nel 1945 si disputava il campionato campano, alternativo al campionato nazionale e conseguenza della seconda guerra mondiale. Vi parteciparono tante formazioni a livello regionale, tra cui Napoli e Salernitana. Proprio nel 1945 si disputò il derby tra queste due squadre. Siamo sul punteggio di 1-1 e al minuto 35 tale arbitro Stampacchia fischia un rigore per il Napoli. Decisione che manda su tutte le furie il pubblico di casa. 

Si verifica una vera e propria invasione di campo, con tanto di rissa tra i giocatori stessi. Dagli spalti partì addirittura un colpo di arma da fuoco e l’arbitro ebbe una genialata in quel momento: si finse morto per calmare le acque e attirare l’attenzione su di sé. Una strategia che funzionò eccome e consentì di bloccare sul nascere qualsiasi intento “omicida”.

L’acquisto di Cané da far paura 

Faustinho Jarbas Cané è stato un giocatore del Napoli molto chiacchierato dei primi anni 60. Questo brasiliano fu scelto direttamente dall’allora presidente Achille Lauro. Lo proposero alla sua attenzione attraverso l’invio di alcune foto. Alla vista di Cané, il presidente esclamò senza troppi giri di parole, tradotto dalla lingua napoletana: “Io voglio prendere lui perché è il più brutto tra tutti. Questo è nero, gli avversari si spaventeranno e lui farà i gol. Prendiamocelo!" Un retroscena che nell’epoca moderna farebbe gridare al razzismo da più parti, ma a distanza di anni strappa comunque un sorriso.

Pesaola sbeffeggia il giornalista 

Bruno Pesaola è nel cuore dei tifosi del Napoli. Un allenatore che ha lasciato il segno all’ombra del Vesuvio con le sue abilità in panchina, ma anche il suo simpatico umorismo. Successe un giorno che Pesaola stesso approfittò della posizione privilegiata di cui godeva con un giornalista, tale Enrico Marcucci, per tendergli una vera e propria trappola giornalistica. 

Confidò al suo reporter di fiducia di aver acquistato un giocatore che si chiamava Porongo. Di fatto, un giocatore inesistente all’anagrafe. Lo stesso giornalista pubblicò comunque la notizia senza rendersi conto di essere stato semplicemente raggirato, facendo uno scivolone mediatico non da poco. Una falsa indiscrezione di quelle che rovinano inevitabilmente un rapporto tra un professionista e un altro professionista.

Salvatore Bagni causa la rottura sull’asse Roma-Napoli

Dal punto di vista del tifo e della passione calcistica, Napoli e Roma sono sempre state città molto simili. Non a caso, le due tifoserie erano gemellate un tempo. Tutto ciò fino a quando ci fu il motivo della discordia chiamato Salvatore Bagni che ruppe un’amicizia datata. Il 25 ottobre del 1987 si giocava Roma-Napoli all’Olimpico. Ad un certo punto segnò Francini di testa il gol dell’1-1. Finisce così la partita e il buon Bagni decide di mettere in atto il gesto dell’ombrello sotto la curva giallorossa a mò di sfottò. Un gesto che costò il gemellaggio e sancì l’archiviazione definitiva del cosiddetto derby del Sole.

Diego Armando Maradona e gli eccessi a braccetto

Dici Maradona a Napoli e ti rispondono “il Dio del calcio”. Probabilmente il calciatore più forte di tutti i tempi, ma su questo il dibattito è e resterà sempre aperto. Diego ha incantato indubbiamente i tifosi del Napoli, ma si è reso protagonista anche di tanti eccessi al di fuori del campo di gioco. 

Si è saputo più o meno tutto o quasi della sua vita a dir poco sregolata e movimentata, per usare un eufemismo. La sua dipendenza cronica dalla droga e le frequentazioni scomode con esponenti della Camorra, almeno così si dice, ne hanno sempre minato la figura di uomo contrapposta a quella di fenomenale calciatore. Si dice addirittura che ricevesse droga in cambio di ospitate e presenze ad eventi di un certo calibro. Dopo un Napoli-Bari fu costretto addirittura a scappare via dall’Italia perché risultato positivo alla cocaina dopo un controllo antidoping.

Nonostante ciò, quei 7 anni al servizio di Diego Armando Maradona rimarranno i più belli in assoluto per i tifosi azzurri. 2 Scudetti, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa italiana e tante altre soddisfazioni, non necessariamente trofei, conquistati in giro per l’Italia. Una sorta di riscatto sociale in contrapposizione allo strapotere delle squadre del nord, dicasi Juve, Inter e Milan.

Gadget e accessori Napoli

I gadget e accessori Napoli sono il modo migliore per identificarsi ed essere accompagnati sempre dai propri colori preferiti, uno in particolare. Se si vuole per esempio portare con sé qualcosa di leggero o un po’ più consistente, può essere utile acquistare uno zaino di quelli multy back pack o semplicemente una tracollina, un borsello con tracolla, un marsupio, etc. C’è anche uno zaino a sacco con colorazione azzurra e logo per inserire quaderni, appunti, materiale da lavoro o un asciugamano da mare. Insomma, di tutto e di più.

La storia del calcio Napoli è ricca di aneddoti e retroscena. Sin dagli albori il tifoso del Napoli si è sempre identificato e immerso nella propria squadra. A tratti, vive per la propria squadra e per sostenerla, nelle vittorie e nelle sconfitte. Il tifo azzurro, non a caso, è riconosciuto al mondo come uno dei più caldi e passionali, dei più trascinanti e stimolanti per l’atmosfera e il coinvolgimento che sa trasmettere. Ma molto probabilmente il calcio Napoli non esisterebbe senza i propri tifosi. Al di là dei calciatori e degli allenatori che ne hanno fatto la storia, un plauso ai napoletani va fatto a prescindere. Per una volta e con estrema convinzione. Parte integrante, insieme agli addetti ai lavori, di un calcio che guarda al di là del campo e travalica i confini della curiosità, della simpatia e dei retroscena a tratti umoristici.

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